Sull’alimentazione

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Alimentazione parte 1

Parlare di alimentazione può sembrare facile, può solo sembrare. Proviamo a fare una sintesi in maniera semplice.

Si perché dalla notte dei tempi ogni gruppo, famiglia, tribù, progredita in cultura, etnia, città, regione, stato, ha sviluppato le proprie tradizioni alimentari radicate in un intreccio indistinguibile di tradizioni, risorse territoriali, variazioni climatiche, conquiste, perdite, invasioni, annessioni e via discorrendo. Tuttora sono via via più sottili e indistinguibili i margini delle tradizioni culinarie, la multietnicità porta a sperimentare arricchimenti dei piatti tradizionali. La stessa blasonata dieta mediterranea, si è scoperto non essere la migliore, tranne forse solo per la varietà e la ricchezza degli alimenti disponibili.

Ritengo inutile elencare nomi di stili e diete che periodicamente hanno impazzato nelle varie società; credo che tutti abbiamo provato più volte a cambiare dieta o tipo di alimentazione, per noia, per eccesso di peso, per eccessiva magrezza, o per problemi di salute. Di certo sappiamo che noi siamo il prodotto di ciò che introduciamo nel nostro organismo. Siano essi i pensieri, le emozioni, l’aria, l’acqua, il cibo. Tutti fattori degni di molte trattazioni. Qui ora proviamo a fare un minimo di chiarezza sull’alimentazione.

Iniziamo genericamente a dire che mangiare troppo o troppo poco fa male; fanatismi del tipo non rinunciare a niente perché la vita è una sola, è la scusa buona per golosi e ancora di più degli ingordi. Alimentarsi più del necessario, è abitudine consolidata, confermata da un lieve sovrappeso. Ma se si persiste o peggio si aumenta eccessivamente la quantità di cibo ingurgitato, specie quello di bassa qualità, i regolatori dell’omeostasi del corpo lentamente impazziscono, diventano prima insistenti poi perdono le loro funzioni, in pratica non si percepisce più il senso di sazietà. Continuando a mangiare troppo il corpo cerca di espellere il più possibile irritando via via vari organi, mentre altri grassi si uniscono ai recettori di sazietà trasformandosi in adipe che si accumula e distribuisce in tutto il corpo.

Altrettanto vale il detto non mangiare per non cacare, ovvero cibarsi al di sotto del necessario come scusa dei tirchi e di altri fanatismi, porta altrettanti scompensi dell’eccesso opposto. Tenuto conto che la sottoalimentazione, cioè alimentarsi per periodi medio lunghi con quantità inferiori al necessario mantenimento, induce l’organismo ad affrontare due fasi, una salutare, l’altra meno.

Mangiare moderatamente meno di quanto si necessita, va bene se si è in sovrappeso così l’organismo ha la possibilità di riassorbire i grassi depositati e convertirli in energia. È tuttavia un percorso da effettuare con attenzione, meglio se seguiti da un esperto, perché fare da soli richiede molta auto consapevolezza, e spesso si commettono errori. Il dimagrimento funzionale è salubre se avviene permettendoci il giusto grado di benessere e lo svolgimento delle nostre attività quotidiane.

L’eccesso, ovvero spingersi in maniera eccessiva a nutrirsi troppo poco e in maniera sconsiderata, magari seguendo ciecamente diete malsane per inseguire ideali innaturali di smagrimenti è pericoloso. La sottoalimentazione forzata, tranne che casi come sopra, spinge l’organismo a porsi in uno stato di allerta generale, al punto che il normale metabolismo viene sostituito da un metabolismo di emergenza che converte tutto in zuccheri pronti all’uso; il sistema primitivo di autoregolazione risveglia atteggiamenti da preda e predatore, l’intero corpo muta assottigliandosi per sostenere quel persistente stato di allerta, muoversi agilmente e sopravvivere.

Inevitabile è lo stress derivato, che si mantiene per lunghi periodi anche quando si riprende una normale alimentazione. In questi casi infatti si nota spesso che mangiando normalmente il corpo ingrassa senza rimettere la precedente muscolatura. Questo perché è ancora attivato lo stato di allarme, così l’organismo fa scorte di grasso in previsione che a breve avrà altri tempi di carenze alimentari. Quindi l’effetto fisarmonica nel peso e di malessere generale non viene dall’esterno, ma dalla percezione interna dei comportamenti sbagliati ed eccessivi.

Fare diete estreme (come quelle mono-alimentari, che consistono nel cibarsi di un unico alimento per vari giorni) sortiscono l’effetto iniziale di farci dimagrire perché la noia e la quasi nausea di un solo alimento disponibile fanno drasticamente calare lo stimolo dell’appetito, inoltre la carenza di varietà genera parecchi scompensi che alla lunga portano danni psicofisici pericolosi, talora irreversibili.

Insomma se volevo intimorire o almeno far preoccupare chi abusa del cibo danneggiando sé stesso, spero di esserci riuscito !

Saltare i pasti, o almeno saltare qualche pasto al giorno simulando il digiuno a intermittenza, sono una recente moda ripescata che nei primi giorni fa perdere qualche chilo, ma comporta comunque dei rischi per la salute. L’idea di assumere cibi solo entro una certa finestra oraria, esempio tra le 8 e le 16 oppure le 9 e le 19 lasciando il corpo a digiuno per le ore restanti, non è per tutti, oltre che risultare incompleta e scomoda da praticare. Il pericolo più evidente è quello di abbuffarsi senza digerire bene creando oltretutto picchi metabolici iperglicemici negli orari per alimentarsi, per poi rischiare cali di energia o peggio ipoglicemie nelle ore restanti. Tutto ciò incide pesantemente anche sui livelli dell’umore oltre che delle forze, creando sbalzi tra alti e bassi dannosi. Se si vuole ottenere lo stesso risultato è sufficiente anticipare la cena intorno alle 19 e lasciare passare le 12 ore canoniche di riposo dello stomaco per poi riprendere con la colazione alle 7 del mattino successivo.

In ogni caso non esiste una sola dieta magica valevole per tutti. E nemmeno scorciatoie sane praticabili. La strada per stare bene è fatta di pasti regolari a orari congrui e flessibili, cibo fresco, vario e abbinato in modo corretto, cucinato in maniera semplice. Senza trascurare l’idratazione e l’attività fisica.


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