Vivere da Reduce

Vivere da Reduce

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Gli inglesi l’hanno chiamata shellshock, in Italia: il vento degli obici; Vivere da reduce era la malattia nata sui campi di battaglia e nelle trincee delle due guerre mondiali, ma anche nelle guerre precedenti e successive.

Chi tornava dopo un’assenza prolungata dovuta a guerra, avventure sgradevoli, traversie varie, spesso era così cambiato e incapace di esprimersi da venire definito “scemo di guerra”, perché di fatto molti rimanevano segnati al punto da restare inebetiti, per lunghi periodi o il resto della vita.
Qualcuno invece riusciva a riprendere coscienza ma non era più la stessa persona, il tessuto sociale in cui aveva vissuto prima ora non gli calzava più proprio come chi ha cambiato forma e nessuno dei vecchi abiti gli stanno addosso.

Molti hanno letto o sentito dire della vita dei reduci, della depressione, dei traumi che rivivono, insomma che fanno una brutta vita.
Ma non è così per tutti.

Vivere da reduce, per molti è solo un modo di dire, laddove invece io lo vivo giorno per giorno.
Io vivo da reduce e sto benissimo! Anzi posso tranquillamente affermare che vivo più bene ora di tanti periodi passati.
E siccome mi va di far sapere cose belle, te ne parlo un po’, perché in questo periodo sociale terrificante per non dire di merda, qualche volta puoi esserti sentito un pò reduce anche tu.

Il celebre film Blade Runner, in una delle scene più intense, vede uno dei personaggi dire in tono truce:”…Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare…” . È un must, da vedere.
Ma al di là del film faccio seguito a quella frase perché da che ricordo avevo sempre desiderato una vita semplice, un posto di lavoro fisso, alla Zalone, ma il destino, il caso, l’animus, chiamalo come vuoi, aveva in serbo altri progetti per me. Così mio malgrado ho attraversato alti e bassi più volte, e la mia vita anziché una placida autostrada, è stata un’otto volante terrificante e magnifica insieme.

Ora torniamo alla vita da reduce. La mia è un misto tra reduce, sopravvissuto, monaco, apprendista e dilettante, mi dicono anche un po’ da saggio, ma nutro qualche dubbio che me lo si dica per compiacere.
Ho scritto un romanzo che riassume buona parte delle storie, se vuoi, procuratelo e leggilo. Mi permetterai di pagare almeno le spese di produzione. (clicca qui per trovare il Libro)

Qualcuno ha detto che per temi e modi se ne potrebbe fare un film o addirittura una mini serie, resta solo da trovare il regista a cui interessi, chissà, magari uscirà postumo.

Riprendiamo il tema:
Sono un reduce perché sono uscito da 20 anni di prigionia da innocente
Sono un sopravvissuto per miracolo al carcere, ma anche a incidenti pericolosi, non so nemmeno bene come; anzi se ci penso un po’, lo so.
Sono un Monaco per il mio stile di vita poco più che spartano, sobrio, arricchito dalla meditazione, la musica, i rituali appresi e personalizzati.
Sono un apprendista e dilettante perché come molti grandi personaggi, pur essendone l’ombra, ho preso coscienza della mia ignoranza,
Sono un po’ saggio perché in maniera via via più conscia divento consapevole ogni giorno che passo qui e ora.
Tutta questa sbrodolata di parole a cosa serve? Serve a me perché mentre la scrivo si chiarisce ed espande in ciò che sono. Serve a te perché sei anche tu un po’ reduce. E come scrisse Wilde: “Diventare un uomo più profondo è il privilegio di chi ha sofferto, e tale credo sia il mio caso”.
Ecco, credo che sei sopravvissuto e sei qui ora per acquisire la consapevolezza, ovvero il privilegio di diventare un essere più profondo.
Evolvere significa questo, diventare consapevoli, affrontare, superare e adeguarsi ai cambiamenti ai quali non puoi sfuggire. È un percorso Darwiniano e mistico insieme, come olio e aceto, acqua e fuoco… è un punto di svolta, una cima raggiunta, una conquista squisitamente interiore che però si espande tutto intorno a te e chi ti è vicino lo avverte, al punto che spontaneamente alcune persone si allontaneranno e altre si avvicineranno. Persino la realtà circostante muterà perché tu sei cambiato.
E mentre diventi via via più consapevole, in parallelo, sperimenti il lento e inesorabile lasciar andare.
Lasci andare le brutture, lasci andare le complicazioni, lasci andare persone e cose, lasci andare l’amore che anziché scomparire si espande, lasci andare l’esistenza finché non ti resta che l’essenza. E resti solo, reduce, conscio che Tu stesso sei essenza.


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